Room 342

Room 342

Room 342 è un progetto “work in progress” che vede coinvolti 4 artisti contemporanei rispondenti ai nomi di Alessio Massidda, Giorgio Plaisant, Paolo Carta, Alessio Carrucciu. La volontà dei partecipanti in collaborazione con Giacomo Pisano, curatore del progetto, è di ricreare l’atmosfera della stanza n° 342 di un hotel “X” di Londra con una serie di mostre che prendono spunto, di volta in volta, dalla lettura di una o più pagine tratte dal diario personale di un ragazzo, J.P., di cui non sveleremo il nome completo per il rispetto dello stesso. Ciò che mostreremo sarà una risposta parziale alle domande che ci siamo posti dopo aver letto e tradotto il manoscritto: un protagonista senza un volto, una sequela di eventi indefiniti su cui l’autore stesso si interroga, un finale “sussurrato” ma non scritto. Abbiamo deciso di comune accordo (artisti e curatore) di iniziare il nostro racconto dalla fine in quanto i contenuti (che ci risultano essere veri) sono molto forti e ben si prestano a una narrazione in stile cinematografico. La prima esibizione si articola in due fasi distinte:

l’una consta di un progetto installativo quale probabile (volutamente non scriviamo possibile) conclusione della storia, una rappresentazione visiva delle ultime due righe scritte da J.P.;

l’altra è il nostro personale tentativo di raffigurare “l’uomo senza volto”, come in un libro durante la  cui lettura si prova a visualizzare i personaggi principali e poi, giunti all’ epilogo, si realizza di aver dato loro un viso dai connotati mutevoli o indefiniti.

Riportiamo sotto le ultime pagine scritte da J.P. dalle quali abbiamo tratto ispirazione.

12 Ottobre 1989

Vedo molte cose, o le immagino, e devo tacerle.

A volte quando attraverso questi corridoi sempre uguali, fissati nel tempo e immobili, avverto deboli presenze intorno, ma io lavoro e ho sempre fretta di fare…non si può prestare attenzione ad ogni sciocchezza.

Qualcosa ho intravisto e camminando, seppur a passo veloce, voci e suoni si mischiano, bisogna essere vigili per sentire…sentire veramente…capire intendo.

Non mi piace fare domande.

Io sbrigo il mio lavoro ma certe stranezze saltano agli occhi…la gente cambia ma in fondo sono solo nomi in un registro…l’umanità è sempre la stessa…vizi, virtù…anzi sempre peggiore.

Non mi sorprendo più di tanto quando un cliente chiede solo luci rosse nella suite,uno vuole che ogni singolo dettaglio della stanza sia rigorosamente bianco, noi li accontentiamo tutti.

E non facciamo domande.

Svolto agile per il corridoio, busso sempre con cortese decisione e attendo risposta.

Quella volta fu diverso: le lenzuola erano talmente intrise di sangue che la mente non ha potuto fare a meno di viaggiare in cerca di fantasmi in grado di spiegare.

Mi invadevano il cervello come in un vortice i tanti articoli di giornale su efferati serial killer e prede indifese, su mafiosi pentiti usciti a comprare una bicicletta al figlio e mai tornati a casa, di orrendi esperimenti medici e trapianti clandestini fatti in anonime stanze d’albergo per non dare nell’occhio.

Il mio compito è semplice, in fondo è solo lavoro.

Non rinnoviamo spesso l’arredamento, da oltre mezzo secolo-mobili buoni-andiamo avanti così. Certo di tanto in tanto una rinfrescata ai muri ci vuole…leggo segreti nascosti in quelle crepe, linguaggi cifrati, codici inspiegabili da interpretare, forse messaggi per un ospite che deve ancora arrivare.

E poi gli oggetti, per lo più in stile decò, qualcuno male in arnese lo sostituiamo ma nell’insieme è un bell’effetto lussuoso quello che il nostro albergo suggerisce. Pesanti chiavi con nappe color ciliegia pendono lucide tutte uguali nel salone ampio che si affaccia sul viale.

Ogni suono giungeva come ovattato.

La causa era un concorso di elementi: i tendaggi spessi, le porte robuste, massiccie, assorbivano i rumori più forti trasformandoli in un sibilo appena.

Anche l’orecchio più fine faticava a stare attento e quante volte mi sono chiesto cosa accadesse dentro quello pareti che sembravano inghiottire le persone!

Orgasmi incestuosi, violente liti, segreti diplomatici, e inimmaginabili crudeltà e tenerezze mi affollavano la mente assordandomi col loro muto silenzio.

Scivolando leggero lungo i corridoi stavo in ascolto in attesa di un’illuminazione…ma ciò che ricavavo dai miei ascolti erano mormorii soffocati, voci distorte e continuavo a vagare in un non-luogo popolato di spettri.

Ho pensato di impazzire. O di vivere intrappolato in un sogno per tante di quelle volte che neanche mi ricordo più.

Sta di fatto che la vita degli altri qui diventa l’unica cosa che conta e io ho annullato la mia.

Non rammento di averne mai avuta una.

 

Traduzione e adattamento

Giacomo Pisano

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